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Origine
storica delle "Pars" |
A seguito dell’enorme bisogno di denaro per finanziare la guerra di Candia, alla fine del XVI secolo la repubblica di Venezia inviò nei possessi della terraferma veneta i suoi agrimensori per delimitare tutti quei terreni pubblici utilizzati da sempre dalle comunità locali come pascolo libero, prati da sfalcio e piccoli appezzamenti boschivi per legna.
Si trattava per lo più di aree periferiche ai centri abitati, caratterizzate da un suolo non adatto alla coltivazione come le aree paludose o soggette ad esondazioni; così doveva essere alla fine del XVI secolo il territorio denominato “Paludo del Sindacal”, che andava dai terreni della località Belvedere di Cordovado fino a Lugugnana di Portogruaro, quindi fino ai lembi estremi delle lagune marine.
Questa grande porzione di territorio del Veneto orientale era da tempo immemorabile sfruttata da tutte le comunità locali che la circondavano, da Cordovado a Morsano, da Teglio a San Giorgio al Tagliamento, da San Michele a Vado, Giussago e Lugugnana.
Proprio perché non adatti allo sfruttamento agricolo, in questi terreni “liberi”, tutti potevano in eguale misura godere dei diritti di utilizzo senza sottostare a vincoli di proprietà che non fossero i labili confini delle comunità locali.
Dopo aver misurato, delimitato e definito questa grande fascia di terreno per lo più paludivo, la Serenissima privò le comunità locali dei diritti d’uso (non senza suscitare il malcontento dei ceti più bassi della popolazione, sfociato talvolta in vere e proprie ribellioni, come la mancata partecipazione alle manovre d’addestramento della milizia locale di San Giorgio al Tagliamento) per alienare gran parte del “Paludo” al nobile veneziano Antonio Mocenigo.
A questi, ed misura ancora maggiore al figlio Alvise, si deve l’inizio dei lavori di trasformazione agraria dell’area delle Pars, lentamente tolta alle paludi e trasformata in campi asciutti da adibire a coltivazione.
Il primo intervento per la bonifica del territorio fu lo scavo e la regimentazione di un canale di scolo, il Taglio, che nel settore meridionale dell’area divenne una vera e propria via d’acqua per unire la città qui voluta dal Mocenigo, Alvisopoli, con il mare e Venezia.
Quasi perpendicolare al canale, la bonifica dovette prevedere la costruzione di un argine artificiale di sbarramento, funzionale al nuovo assetto idraulico del territorio delle Pars.
Per consentire il funzionale deflusso delle acque meteoriche e di superficie su questo argine (naturalmente utilizzato nella sua parte sommitale come strada campestre) vennero aperti dei varchi strutturati come dei veri e propri ponticelli, uno dei quali è venuto alla luce grazie all’intervento di un gruppo di volontari del luogo.
Il semplice manufatto risalente quindi al tardo XVIII o agli inizi del XIX secolo, pur privo di valore architettonico, rimane una importante testimonianza della trasformazione dell’area delle Pars da ambiente “naturale” a territorio “misurato”.
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