Accanto ai prati racchiusi da siepi, al boschetto e a zone umide, è stato previsto
e realizzato il luogo del "Ciamput", con gelsi maritati alla vite o isolati, siepi
antropiche con vecchie cultivar fruttifere (meli, e peri caratteristici della zona
o coltivati in passato) e alcuni "campetti" a carattere dimostrativo didattico
sulle principali coltivazioni, che si facevano, un tempo, nella pianura tra Tagliamento
e Livenza.
Il "moraro" o "morer", ovvero il gelso, riscuoteva grandissimo interesse economico
e larghissima diffusione.
Il gelso, soprattutto il gelso bianco (Morus alba), si
piantava un pò dappertutto, in quanto specie indispensabile per l'allevamento del
baco da seta e nel contempo, atta a fornire buon legname da opera e da ardere.Come tutori della vite, venivano principalmente impiegati aceri e olmi, tuttavia
anche il "morer" rispondeva a questa funzione nella partitura rurale dell'aratorio
arborato-vitato detto anche "arativo viticolo".
Si trattava di vasti impianti di
filari arborei che costituivano supporto a viti e fornivano fogliame utilizzato
come foraggio per il bestiame o nel caso del gelso come indispensabile nutrimento
per il baco da seta.
A questi filari di alberi erano inframmezzate coltivazioni
molto variegate e condotte a rotazione: frumento, miglio, avena, orzo, panico, accanto
a saggina, fagioli, mais, zucche e altro che si alternavano in un vero e proprio "caleidoscopio"
di
appezzamenti.
Una specie commestibile, coltivata da antichissima data (Neolitico) fino al secolo
decimo nono, e oggi quasi completamente dimenticata, è la spelta, assai simile al
farro ritornato di moda con le diete "alternative".
Oltre alle Graminacee eduli veniva coltivato, come succedaneo del mais, il
"saresin", grano saraceno, pianta appartenente alla famiglia delle Poligonacee e
originaria dell'Asia Centrale, ancora oggi in coltura per la preparazione di
piatti caratteristici della Valtellina e del Trentino |
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